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 Energia 

Mai come nell’ultimo anno le bollette sono state al centro dell’attenzione della politica e dei mass media.

 

Non è però solo un discorso economico.  Dietro una lampadina c’è un mondo, spesso legato a situazioni molto complesse e purtroppo critiche.

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La guerra del golfo dei primi anni ’90 non è servita di lezione. Negli anni seguenti si è continuato a puntare tanto, troppo, sulle fonti fossili, anche quando, come negli ultimi dieci anni, le alternative erano disponibili, sia come quantità che come convenienza economica. Abbiamo così consolidato una dipendenza dal gas, soprattutto russo.

I recenti tragici eventi ci hanno spinto a ridurre al minimo le importazioni di gas russo, ma il risultato è continuare a essere dipendenti da altro gas che arriva da altri paesi pure inaffidabili perché instabili e spesso addirittura essi stessi molto vicini alla Russia (è il caso dell’Algeria).

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Si parla quindi di nuovi rigassificatori, per usare gas che arriva da paesi più lontani, per non dipendere solo da dei tubi. Solo che se si fanno le infrastrutture, il rischio è che le politiche energetiche future continueranno a supportare il gas proprio per sfruttare queste infrastrutture, che saranno “difese” da lobby molto influenti, anche quando non sarà conveniente per famiglie e imprese.

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La priorità dovrebbe essere l’ambiente, che è ormai e finalmente indissolubilmente legato con la salute.

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Si sta ancora troppo trascurando l’impatto dell’uso dei combustibili fossili sulla salute, e quindi sui costi della sanità pubblica e ancor prima sul valore della vita. È assodato che il tasso di tumori nei pressi delle centrali termoelettriche (che bruciano gas, olio combustibile e carbone per produrre energia elettrica) è molto superiore alle altre aree. Senza contare l’inquinamento, specie nelle aree urbane, causato dai veicoli a benzina e diesel e dagli impianti di riscaldamento delle case, che pure causano malattie serie a milioni di persone.

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È anche noto che l’uso dei combustibili fossili è il primo motivo dei cambiamenti climatici: eventi atmosferici estremi (non più eccezionali) e siccità causano ulteriori enormi problemi, ancora una volta sanitari ma anche economici. La Chiesa Cattolica, purtroppo non ascoltata, denuncia da almeno 15 anni che la prima ragione delle migrazioni dall’Africa e non solo è proprio il cambiamento climatico.

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Eppure, le soluzioni ci sono. Le tecnologie per il risparmio energetico e per la produzione di energia da fonti rinnovabili sono affidabili, disponibili su vasta scala e convenienti, anche rispetto alle fonti fossili.

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Uno studio dell’RSE (Ricerca Sistemi Energia, con oltre 300 scienziati alle porte di Milano dedicati proprio ad assistere i decisori pubblici, nazionali e regionali, al miglior uso delle nuove tecnologie) è arrivato alla conclusione che possiamo arrivare a un’Italia completamente decarbonizzata. Il target è il 2050, ma vista la situazione forse varrebbe la pena accelerare. È possibile arrivare al 100% di energia da fonti rinnovabili. Il solare fotovoltaico dominerà il paniere energetico nazionale con un buon 65%. Il resto sarà garantito da eolico, idroelettrico e, in misura minore, biomasse e biogas. La continuità degli approvvigionamenti sarà garantita da batterie elettrochimiche e, per l’accumulo utile alle utenze più energivore e per coprire anche gli scompensi stagionali, da idrogeno.

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La strada è tracciata. Bisogna solo intraprenderla con la massima rapidità e convinzione. Tardare significa non solo perdere altre vite umane (è proprio così, non dimentichiamocelo) e distruggere ulteriormente l’ambiente, e quindi la Creazione che ci circonda, ma vuol dire anche far perdere enormi opportunità di occupazione e di competitività delle ns aziende. Oltre che continuare a far pagare bollette salate alle famiglie italiane, che piacere non fa.

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Pochi sanno che i prezzi più bassi dell’energia si stanno registrando proprio nelle regioni con maggiore presenza di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, soprattutto fotovoltaico, che in certe aree d’Italia (ad esempio Sardegna e Sicilia) si sta diffondendo con maggiore rapidità.

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Le rinnovabili rappresentano forse il settore con le maggiori possibilità di sviluppo e quindi di creazione di nuovi posti di lavoro. Un mercato stabile e in prospettiva crescente è la miglior garanzia per chi intende investire nella manifattura dei componenti per impianti fotovoltaici, a cominciare dai moduli, che porterebbero molte migliaia di nuovi posti di lavoro nell’industria. Un contesto “pro-rinnovabili” porta decine di migliaia di nuovi occupati tra progettisti, grossisti e installatori, oltre a un inevitabile indotto in ogni servizio accessorio: trasporti, assicurazioni, finanza, marketing e comunicazione…

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Il fotovoltaico può essere installato su tutti i tetti ma anche a terra, in sinergia virtuosa con l’attività agricola. Dire che il fotovoltaico toglie terreni alla produzione di cibo è sbagliato, perché i 2 mondi possono andare a braccetto, pure con grandi vantaggi per il settore agricolo. Giusto anche precisare che gli spazi non mancano.

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Alcuni sostengono che l’impatto visivo è inaccettabile. Detto che l’estetica è sempre soggettiva, è opportuno ricordare che il paesaggio, specie quello di paesi con alta densità abitativa come l’Italia, è in continua trasformazione. I boschi hanno lasciato spazio ai campi coltivati. Quindi sono arrivate strade, insediamenti urbani e industriali oltre a migliaia di chilometri di tralicci per la distribuzione e trasmissione dell’energia elettrica e antenne.

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Un paesaggio è inevitabilmente mutevole. L’importante è che le nuove trasformazioni rappresentino dei miglioramenti per la nostra società: più rinnovabili significano minore inquinamento, quindi minori problemi di salute ma anche vera sicurezza e sovranità energetica, con costi energetici inferiori e stabili nel tempo per famiglie e imprese. È questo il vero sviluppo sostenibile.

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Le recenti novità normative consentono inoltre un utilizzo ancora migliore degli impianti fotovoltaici. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) permettono infatti di condividere l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici: non disporre di un tetto non è più un limite. Chiunque può diventare membro di una CER e utilizzare l’energia di un impianto fotovoltaico installato anche su un altro edificio o su un terreno, vedendosi riconoscere anche un incentivo economico per l’energia condivisa. Una novità importantissima riguarda anche le aziende, che possono utilizzare l’energia solare fotovoltaica prodotta in siti anche distanti, neutralizzando di fatto i rischi dei prezzi alti dell’energia. L’autoconsumo a distanza rappresenta un’opportunità straordinaria di sicurezza e convenienza energetica per le aziende italiane.

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È pertanto importante che la Regione Lombardia supporti al massimo la diffusione delle rinnovabili, nell’interesse in primis proprio dei lombardi.

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Paolo Rocco Viscontini

Amministratore Enerpoint Srl di Monza e Presidente di ITALIA SOLARE, associazione di riferimento del fotovoltaico nazionale

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